Emme Rossa

Mesi di Gennaio e Febbraio 1945

SOMMARIO

   Home Page                                                                                                       Mappa del sito

*1° Gennaio - uccisione dei fratelli Serafini a Panzano *26 Gennaio – uccisioni nel Carpigiano e a Castelnuovo Rangone
*Carpi – La casa Rossa – eccidio di giovani e vecchi *San Giacomo di Bastiglia – uccisione del Dott. Cavazzuti Saverio
*San Damaso – Sterminio della Famiglia Pallotti *Febbraio - Stillicidio di uccisioni in tutta la Provincia
*Uccisione di una giovane donna a Gargallo di Carpi *Attacco alla Caserma della GNR a Concordia
*Castelnuovo Rangone – Padre e figlia uccisi dai partigiani *“Pippo”

 1° Gennaio – uccisione dei fratelli Serafini e ulteriori agguati a fascisti

 LUNEDI 1 GENNAIO 1945

E' il giorno di capodanno, ultimo della guerra che ha sconvolto tutto il mondo e che ha portato la lotta fratricida, nelle nostre terre, ad un quotidiano stillicidio di caduti.

Nella zona di Castelfranco Emilia e precisamente a Panzano, due fratelli di sentimenti fascisti sono assassinati dai partigiani:

SERAFINI GUIDO(1)

di trentuno anni ,

SERAFINI GIOVANNI (2),

di ventidue anni.

A Villa Freto, in Comune di Modena, è prelevato dalla propria abitazione il milite della Repubblica Sociale Italiana:

MANICARDI LAURO(3).

La sua salma non è più stata ritrovata.

 Torna all’inizio

 Carpi – La “Casa Rossa” eccidio di giovani e vecchi

 LUNEDI 8 GENNAIO 1945

A Carpi, in Viale Carducci, in un casolare denominato "casa rossa" abita una famiglia di contadini, composta da un solo uomo e da tante donne. La più giovane è fidanzata con un fascista repubblicano. Tanto bastava per essere tacciati, tutti, come spie fasciste e quindi da eliminare. I partigiani, in folto gruppo e ben armati, invasero la casa di notte quando erano tutti a letto. Le povere vittime vennero portate al pianterreno e falciate a raffiche di mitra. In questo massacro rimasero vittime della violenza:

MORANDI VIRGINIA(12)

di anni sessantadue;

GATTI DOMENICA(13),

di settantasei anni;

SACCHI ANNAMARIA(14),

di ventuno anni;

POLI MARIA(15)

di venti anni;

MARTINELLI SECONDO(16)

di sessantasette anni;

VINCENZI CITA(17),

di ottanta anni;

quest'ultima signora anziana venne finita nel suo letto con un colpo in bocca, in quanto era paralitica.(18)

 Torna all’inizio

 San Damaso – Sterminio della Famiglia Pallotti   (vedi fotografia)

 MARTEDI 9 GENNAIO 1945

  A San Damaso viene sterminata un’intera famiglia, quella del veterinario:

PALLOTTI CARLO(19)

di quarantasette anni, ucciso assieme alla moglie ed ai giovani figli:

PALLOTTI BERTOLACELLI MARIA(20),

PALLOTTI LUCIANO(21),

di quindici anni,

PALLOTTI MARIA(22)

di dodici anni.

Di questo allucinante fatto di sangue, emblematico per tanti aspetti , di cosa sia stata la resistenza, riportiamo un articolo di un noto giornalista modenese, che descrive con molta esattezza come si verificarono i fatti:

  "Erano circa le diciannove e la campagna del modenese, quella sera, era avvolta da una nebbia fittissima. Il contadino Fernando Vaschieri era intento a puntellare la porta della sua casa con un paio di paletti. Aveva salutato da poco il Dott. Pallotti, un veterinario di Modena che proprio quella mattina era andato ad abitare al piano di sopra (la famiglia Pallotti era sfollata dalla vicina città in questa casa di campagna n.d.r.) Vaschieri stava quindi per chiudere l'uscio, allorché dovette alzare le mani, minacciato dai mitra di alcuni individui, sbucati dalla nebbia. Questi individui si avvicinarono sempre più ed entrarono in casa: i loro volti avevano quel beffardo sorriso di chi protegge la propria vigliaccheria puntando un arma da fuoco contro un inerme.. "siamo partigiani" dissero, abbiamo l'ordine di portare al nostro comando il Dott. Pallotti. Vaschieri fù spinto in un angolo, accanto ai suoi familiari ammutoliti dal terrore. I partigiani salirono al piano di sopra dove abitava la famiglia del Dott. Pallotti. Questi aveva ottenuto due anguste stanzette, perchè il giorno precedente era stato costretto ad abbandonare la villetta dove era sfollato in seguito al tentativo di una squadra gappista di sfondare la porta.

In quell'occasione i partigiani comunisti avevano preso a sparare sulle finestre e la figlia del dottore, Maria Luisa di dodici anni, s'era messa a letto spaventatissima, con una febbre da cavallo. L'altro figliolo, Luciano, s'era dimostrato più coraggioso, ma aveva chiamato il babbo in segreto, gli disse che aveva molta paura e che, per il bene di tutti, sarebbe stato meglio trasferirsi altrove. Il veterinario allora aveva chiesto al Vaschieri due stanzette.

Salendo su una scaletta, tre armati raggiunsero lestamente il piano superiore. Vaschieri intese il grido di una bambina ed il pianto disperato di un ragazzo. E poi un grido di donna: vi fù un tramestio, come di seggiole violentemente sbattute e un tizio rimasto di guardia alla porta, ad un tratto corse di sopra. Si udì allora un ordine secco seguito da alcune raffiche di mitra. Poi più nulla. Carlo Pallotti sua moglie e i due bambini, giacevano riversi sul pavimento di mattoni, unendo i loro rivoli di sangue.

Uno degli sparatori si chinò sul corpo crivellato del veterinario; era ancora caldo di vita, il sangue seguitava a uscire a fiotti dalla gola e c'era pericolo che la bella giubba di pelle indossata dal morente si sporcasse. Allora Carlo Pallotti fu spogliato e il suo carnefice si rimirò con soddisfazione in uno specchio pendente alla parete. Alla signora Maria furono tolti gli orecchini, l'orologio da polso e le fedi. A Maria Luisa venne strappata una medaglietta della Madonna.

Così terminò l' "azione di guerra". I giustizieri ridiscesero le scale, diedero una voce al Vaschieri, scaricarono ancora i mitra contro una parete: "non ti muovere fino all'alba. Stattene tranquillo perché hai visto cosa succede ai nostri nemici". Fernando Vaschieri si strinse presso i suoi familiari, inebetito, incapace di comprendere ciò che era successo. La fiamma di una candela fissata su una bottiglia cominciò a sussultare perché s'era tutta consumata. Il contadino ebbe il terrore di rimanere al buio: si mosse, cercò una nuova candela, la accese, si rimise nel solito cantuccio. Su una mensoletta, una sveglia scandiva gli attimi di interminabile angoscia. Ma ad un tratto Vaschieri udì un lamento : era una voce fioca che proveniva dal piano di sopra. Non c'erano dubbi: era la voce di Maria Luisa. Si trattava di un pianto sommesso, rotto a tratti da una invocazione straziante: "papà, mamma, perchè non rispondete? Anche voi avete tanto male. Ed allora perché non vieni tu, Gesù ad aiutarmi?". Vaschieri guardò l'orologio alla parete. "Era trascorsa appena un ora dalla strage. La bimba di sopra chiamava, la voce era sempre più fioca :Gesù perchè non vieni?" C'era da accorrere presso la bimba. Ma il contadino Fernando Vaschieri non aveva un cuor di leone e non volle disobbedire agli ordini dei carnefici. Non ebbe nemmeno il coraggio di affrontare il pericolo del coprifuoco per correre poco distante, chiamare aiuto, cercare un medico per la povera Maria Luisa: "tanto è destinata a morire" si scusò con se stesso. E non si scosse nemmeno quando, all'alba, la piccina cessò di invocare Gesù."(23)

A guerra finita vennero scoperti gli autori dell'atroce delitto. Presero parte alla strage tali: R. M., M. D., S.S., B. E., C. G., M. G. ed altri due non identificati. I partigiani arrestati confessarono la strage. Sottoposti a vari processi solo il R. M. ed il C.G. vennero condannati rispettivamente a 30 e 16 anni. Gli altri imputati furono assolti per avere agito in base agli ordini superiori. La corte d'Appello di Ancona condannò  i due e la Corte d'Appello di Roma, in data 7 Novembre 1955, ha applicato ai partigiani il condono per ragioni politiche riducendo la pena a due anni per R.M. ed estinguendo interamente la condanna al C.G.(24)

  Torna all’inizio

 Uccisione di una giovane donna a Gargallo di Carpi

 SABATO 20 GENNAIO 1945

  Sempre a Gargallo, in quella tormentata zona del Carpigiano, dove si avvicendavano uccisioni quasi quotidiane, viene violentemente soppressa la giovane ventunenne:

MAINI EVALDA.(37)

Di questo orrendo delitto riportiamo parte del racconto fatto da un giornalista nell'immediato dopoguerra, in un articolo che aveva per titolo:

" I processi ai profittatori della resistenza - Atroci violenze a donne innocenti nei piccoli paesi della bassa modenese." Assieme ad altri episodi analoghi, si racconta anche la brutale violenza commessa su questa giovane donna:

  "Alcuni mesi fa a Gargallo di Carpi, in un fondo del mezzadro Stermieri, è stato riesumato l'ennesimo cadavere. Si trattava ormai soltanto di uno scheletro. Nella fossa c'erano tracce di abiti. Il corpo era stato sepolto completamente nudo. C'erano soltanto, nella fossa, due scarpe da donna e due orecchini. Il mezzadro allora si è ricordato di una vecchia storia. La sera del 20 Gennaio 1945 egli vide vicino alla casa un giovane che trascinava una ragazza tenendola saldamente per un braccio. La ragazza piangeva e puntava i piedi. Il contadino per prudenza, tirò via; venne poi un altro individuo armato che ordinò al contadino di abbandonare immediatamente la casa. Il contadino non se lo fece dire due volte. Insieme a tutta la famiglia andò a rifugiarsi presso un fratello che abitava a qualche chilometro. Quando ritornò a casa il giorno dopo non trovò più nessuno. Ma nelle stanze c'erano i segni di una baldoria notturna. Non è difficile immaginare ora ciò che accadde quella notte nella casa colonica. I due o più individui sconosciuti si ubriacarono con il vino dei contadini, poi usarono violenza alla ragazza prelevata poche ore prima poi la uccisero e la seppellirono nuda dove adesso è stato ritrovato il cadavere. Sembra che la ragazza fosse certa Maini Evalda che allora aveva ventuno anni ed abitava a Gargallo... Bastava che una donna fosse figlia o sorella o fidanzata di un fascista e spesso non occorreva nemmeno tanto; la donna veniva prelevata, con la minaccia delle armi, strappata dal letto, trascinata via seminuda portata in mezzo a un campo, o in una stalla, sottoposta ad ogni sorta di oltraggi e poi uccisa con una raffica di mitra e sepolta nuda lungo un filare."(38)

 

 Torna all’inizio

 Castelnuovo Rangone – uccisione di padre e figlia

DOMENICA 21 GENNAIO 1945

  A Castelnuovo Rangone vengono prelevati dalle loro abitazioni ed uccisi dai partigiani, padre e figlia, il primo di cinquantadue anni la seconda di ventitré anni:

GOZZI GIUSEPPE(39),

GOZZI INES(40).

Ines è una laureanda in legge(41), ed è sfollata a Castelnuovo Rangone con la famiglia, proveniente da Modena; la giovane trova un lavoro come interprete presso il Comando tedesco del posto. Si prodigò per la popolazione in tante circostanze e, quando nel Novembre del 1944 vennero uccisi due soldati tedeschi, con il suo intervento, riuscì ad evitare una spietata rappresaglia, che i tedeschi volevano mettere in atto attraverso la fucilazione di numerosi ostaggi e con l'incendio di molte case del paese. Per questo suo intervento venne soprannominata: "la salvatrice" Era fidanzata con un Ufficiale fascista. Venne prelevata nel pomeriggio assieme al padre e portata in aperta campagna, dove venne violentata sotto gli occhi del genitore. Poi i due vennero finiti con un colpo di pistola alla nuca ed i cadaveri gettati in un pozzo nero. I responsabili del duplice delitto, a guerra finita, identificati, vennero assolti per aver compiuto un azione di guerra. Ma vediamo come la storiografia partigiana racconta questa "azione di guerra":

  "Azioni militari compiute dai Gap - Nella sera gappisti della 5° zona arrestarono Gozzi Giuseppe e Gozzi Ines, spie appartenenti al partito fascista: dopo regolare interrogatorio(!) dal quale si aveva conferma della loro attività fascista, venivano giustiziati, mediante sentenza decretata dalla sezione della 5° zona del Tribunale della 65° Brigata."(42) 

  Di questi pseudo processi, in tutta la storiografia partigiana, che tanto si prodiga a ricercare documenti e testimonianze, non se ne trova mai traccia. né degli uni né delle altre.

In pianura, gli altri gruppi partigiani, sap, non erano da meno nelle fantastiche azioni di guerra contro donne indifese, azioni che servivano ad aumentare la cronaca dei vari diari delle Brigate partigiane, in modo da far vedere ai loro capi, a guerra finita, il notevole numero di azioni da loro effettuate: a Soliera in questo giorno veniva uccisa tale:

FRANCIOSI DIRCE(43).

 

 Torna all’inizio

 26 Gennaio - uccisioni nel Carpigianoe  e a Castelnuovo Rangone

MERCOLEDI 24 GENNAIO 1945

  La zona di Castelnuovo Rangone è, in questi giorni, alla ribalta della cronaca, per le spietate azioni partigiane nei confronti dei fascisti.

Vengono trucidati due fratelli ed il Segretario del Fascio Repubblicano di quel Comune:

GUIDETTI GIOVANNI(48);

aveva quarantaquattro anni ed era milite della contraerea; venne prelevato dalla propria abitazione assieme alla sorella di trentotto anni:

GUIDETTI ELIDE(49).

Vennero trascinati in un campo vicino alla casa ed assassinati alla presenza dei tre piccoli figli del primo. Assieme a loro venne anche ucciso, come si è detto, il Segretario del Fascio di trentatré anni:

SOLINAS DE MURO GAVINO(50).

Sempre dalla storiografia partigiana abbiamo notizia dello svolgimento di questa "eroica" azione di guerra:

  "Gappisti del distaccamento "Giuseppe" giustiziavano dopo regolare interrogatorio le note spie Solinas Gavino reggente del Fascio republichino di Castelnuovo, Giuseppe Guidetti fascista repubblichino e la sorella del Guidetti, ed un altra pericolosissima spia."(51)  

  GIOVEDI 25 GENNAIO 1945

  Sul fronte dell'Abetone, la Divisione San Marco combatte strenuamente in difesa della linea gotica assieme alle truppe tedesche, ottenendo anche parecchi successi parziali, riuscendo a conquistare in varie circostanze terreno per oltre venti chilometri, sfondando anche le linee tenute dal Corpo d'Armata brasiliano. Sono attestati a Pian Sinatico ed in una di queste azioni viene concessa la medaglia di bronzo al Valor Militare al maresciallo Cailà Fernando, con la seguente motivazione:

  "Unico soldato italiano in un bunker avanzato, accortosi durante lo scambio delle consegne col reparto germanico uscente, che una pattuglia avversaria d'assalto era riuscita ad infiltrarsi di sorpresa, dava l'allarme e per primo si slanciava audacemente fuori attaccando il nemico con lancio di bombe a mano, la sua personale azione ricacciava l'attaccante suscitando viva ammirazione nei camerati germanici. In successivo scontro riconfermava le sue belle qualità di valoroso soldato e contribuiva validamente alla cattura di alcuni prigionieri. 25 Gennaio 1945 Pian Sinatico(52)"  

 Torna all’inizio

  VENERDI 26 GENNAIO 1945

Gli agguati e le imboscate contro fascisti e tedeschi non si contano più; a Bomporto viene assassinato il milite della Guardia Nazionale Repubblicana:

ASTOLFI DANTE(53);

A Maranello i partigiani prelevano e poi uccidono tale:

CASELLI TELEMACO(54)

A Carpi in un agguato teso dai partigiani di quelle zone vengono catturati e poi trucidati, un gruppo di soldati tedeschi e fascisti: i militi della Brigata Nera uccisi dai partigiani sono:

FURONI NELDO(55);

GAVIOLI ALCIDE(56);

TURCHI DANTE(57).

Ma vediamo come viene raccontata questa esecuzione eseguita con incredibile ferocia dai partigiani (che non facevano mai prigionieri), dalla storiografia resistenziale:

  " Il 24 Gennaio presso Gargallo, un reparto partigiano apre il fuoco sui tedeschi e fascisti di scorta ad una colonna di bestiame requisito, fà prigionieri tre fascisti e due tedeschi, attacca subito dopo un auto con a bordo delle SS, che rispondono al fuoco e feriscono mortalmente il partigiano Enzo Benetti,Tito, ma alla fine anche un SS è catturata, mentre l'altro riesce a fuggire. Nel pomeriggio, per rappresaglia distrugge la casa dietro la quale i volontari si erano appostati per quell'azione. Il crimine fa seguito a molti altri delle settimane precedenti ed occorre allora una dura risposta, che sia ad un tempo di ammonimento per i più spietati tra i nazisti e di incitamento a mollare per quelli tra costoro che si sa sono stanchi della guerra, cominciano a capirne l'iniquità e l'assurdità, sì che già parecchi della zona e in quelle vicine hanno disertato. Tutti i prigionieri di quel giorno vengono passati per le armi e lasciati sulla strada davanti al casolare distrutto. Al corpo dei fucilati fu appeso un cartello con la scritta :" Basta con il terrore! Basta con i soprusi! Basta con le deportazioni! Il popolo italiano ha sofferto abbastanza e non può tollerare altro! i pattrioti italiani alle vostre violenze rispondono con il piombo! Soldati dell'esercito tedesco disertate le file del nazifascismo, rivolgete le armi contro i nazisti! via i tedeschi dall'Italia! Morte all'invasore tedesco e ai traditori fascisti: I pattrioti."(58)

  E dopo le rappresaglie partigiane, ed in seguito a tanti altri agguati ed imboscate contro tedeschi e fascisti, anche in altre zone della Provincia, vengono effettuati rastrellamenti e rappresaglie contro i partigiani. Di questi fatti, come di altri analoghi, in questa storia ne elenchiamo i dati per sommi capi, in quanto, nella storiografia resistenziale, sono stati raccontati, seppur con tanti falsi, ed inficiati dalla solita sfacciata apologia, con vastissima documentazione, alla quale ci si può riferire.(59)

A Spezzano di Fiorano resta ucciso il civile di cinquantatre anni

DI NOIA VINCENZO (59bis)

Traslato nel Sacrario dei Caduti RSI il 22 Maggio 1961

 

 Torna all’inizio

 San Giacomo di Bastiglia – Uccisione del Dott. Cavazzuti Saverio

 e altre uccisioni di fascisti in Provincia

 SABATO 27 GENNAIO 1945

  A Zocca, viene ucciso il milite della Guardia Nazionale Repubblicana:

CERRETTI RENATO(60);

era di Mirandola; mentre nella zona di Carpi rimane ucciso tale:

CAIUMI ARRIGO(61).

A Fiorano viene trucidato da elementi partigiani il medico veterinario:

SILVA PIO(62);

era uno stimato professionista, benvoluto dalla popolazione. Ma era un fascista, e per di più convinto, come dissero gli assassini.

A Maranello resta ucciso il marò scelto della 2° Divisione Granatieri "Littorio":

BARONI FRANCESCO(62BIS).

  DOMENICA 28 GENNAIO 1945

  A San Giacomo di Bastiglia viene ucciso il Capitano della Milizia Forestale, di complemento:

CAVAZZUTI SAVERIO;

aveva cinquantadue anni, laureato in Agraria, entra in servizio militare nel 1940 e, alla sua costituzione, aderisce alla RSI, affermando apertamente, a voce e per iscritto le sue idee di fermo attaccamento all'onore della Patria e di avversione ai partigiani. Rimanendo fervidamente cattolico, si stacca per questo da parenti ed amici tiepidi e temporeggiatori. Viene assalito in casa, una prima volta, dai partigiani, e, messo al muro si dimostra impavido davanti alla morte e rifiuta di supplicare, dicendosi lieto di offrirsi per la Patria e di salire a Dio. Viene rilasciato ma non abbandona per questo, nè il suo servizio nè la città.

In questo giorno mentre percorreva in bicicletta, solo e disarmato, la strada coperta di neve che conduce da Bastiglia a Modena, viene fermato dai partigiani comunisti che lo conducono con loro. Pare sia stato tenuto vivo una notte e che abbia dichiarato "sono cattolico e fascista", verso l'alba venne condotto a morte. In che modo non si sa. Le sue ossa non sono state ritrovate e la vedova non volle nessuna rappresaglia. Per lunghissimo tempo lo ha cercato invano. Un altra testimonianza conferma che il Capitano Cavazzuti venne fermato da due di Bastiglia, poi portato in giro per arrivare ad una casa tra Bastiglia ed Albareto, poco dopo San Matteo, prima del Cantone, tra la strada Provinciale e il Naviglio. C'è là una casa con una tettoia , o si chiamava tettoia la casa stessa, isolata. In questa località sembra che una donna abbia visto arrivare un gruppetto di uomini, tra i quali il Dott. Cavazzuti; poi li vide uscire e Saverio era in mutande e maglia. Al chè la donna disse in dialetto: "Ma cum as fà a purter via un cristian in c'la manera lè?", e le venne risposto sempre in dialetto: "ma al gà da fer poca streda". Si suppone sia stato sepolto in quella zona, presso il greto del Naviglio.(64)

 Torna all’inizio

 Febbraio – stillicidio di uccisioni in tutta la Provincia

 GIOVEDI  1 FEBBRAIO 1945

  A Maranello è ucciso un uomo di quarantasei anni:

BISBINI GIUSEPPE.(1)

  VENERDI  2 FEBBRAIO 1945

  Ad Albareto, in Comune di Modena, è fucilato un partigiano.(2)

  SABATO  3 FEBBRAIO 1945

  A San Venanzio di Maranello, è ucciso il Vice reggente del Fascio Repubblicano di Fiumalbo e milite della Brigata Nera di Pavullo, di quarantaquattro anni:

LENZINI RAFFAELE.(3)

A Pavullo resta ucciso, ad opera di sconosciuti, il giovane di ventidue anni:

IACOPI GUIDO(4).

In località non accertata è ucciso il milite della G.N.R.:

GROSSI GIORGIO.(5)

  Torna all’inizio

DOMENICA 4 FEBBRAIO 1945

  A Pievepelago, il Capitano della GNR:

GRANDI VIRGILIO(6),

ed il milite:

NIZZI PIETRO(7),

che si erano recati presso reparti partigiani per concordare una tregua, onde evitare rappresaglie tedesche sulla popolazione civile, sono trattenuti e poi fucilati dagli stessi partigiani.(8)

A Modena resta uccisa, tale:

BASTIA LIDIA.(9)

  LUNEDI  5 FEBBRAIO 1945

A Villa Freto di Modena è ucciso dai partigiani il milite:

GASPARINI TERESIO(10);

mentre a Serramazzoni perde la vita:

BESANDI TEODORA.(11)

A Palagano i partigiani prelevano dalla sua abitazione e poi uccidono. un ragazzino di quindici anni, era un ex balilla e Avanguardista delle Fiamme Bianche:

CASTELLI COSTANTE.(12)

  MARTEDI  6 FEBBRAIO 1945

  A Campogalliano, in uno dei classici agguati partigiani, è ucciso il reggente del Fascio Repubblicano di quel centro:

BACCARANI LAURO.(13)

 Torna all’inizio

MERCOLEDI  7 FEBBRAIO 1945

  Due fascisti sono uccisi dai partigiani a Concordia sul Secchia, si trattava della ventiquattrenne:

BRANCOLINI ALDINA,(14)

e del quarantenne:

ARTONI PRIMO.(15)

  GIOVEDI  8 FEBBRAIO 1945

  A San Possidonio è ucciso un uomo di cinquantadue anni:

MASTRI AMEDEO,(16)

mentre nella zona di Carpi resta ucciso, tale:

BOTTI GIUSEPPE.(17)

  VENERDI 9 FEBBRAIO 1945

  A Modena è ucciso il fascista di trentotto anni:

LODI ADELMO,(18)

mentre a Torre Maina viene fucilato un partigiano.(19)

  SABATO 10 FEBBRAIO 1945

  A Pratomaggiore, una piccola frazione vicino a Vignola, un gruppo di partigiani assale alcuni soldati tedeschi ospitati in una casa colonica; nella sparatoria che ne segue un maresciallo tedesco rimane ucciso. Due giorni dopo si scatena la spietata rappresaglia tedesca; questi prelevano dal carcere di Sant' Eufemia di Modena, otto giovani partigiani prigionieri, li portano nella località dello scontro e qui li fucilano; erano tutti giovani della Provincia di Modena.(20)

Nella storiografia partigiana si trovano storie d’azioni che, in molti casi saranno anche state realizzate, ma che alla luce della ricerca, sia d’altre fonti partigiane sia di fonti fasciste, non sempre trovano riscontro, oppure vengono talmente stravolte da non aver nessuna possibilità di essere valutate come veritiere. N’è una prova questa notizia:

  "Mentre forze nazifasciste effettuano un rastrellamento in località San Donnino, una macchina con a bordo il V. Comandante della 5° zona Lupo, il gappista Fred ed il capo settore del distaccamento "Giuseppe" irrompeva tra le file nemiche sparando numerose raffiche di mitra che colpivano a morte alcuni nemici. I "nostri" senza subire perdite si allontanavano."(21)

 

 Torna all’inizio

 Attacco alla Caserma della GNR di Concordia

SABATO 24 FEBBRAIO 1945

  Dopo lunghi preparativi, un grosso contingente di forze partigiane, si parla di 300 uomini(49), armati di armi leggere, di mitragliatrici pesanti e di panzer-faust, attacca con estrema violenza la Caserma della Brigata Nera, istituita nelle scuole di Concordia, dove vi erano asserragliati non più di trenta militi di quel raggruppamento. Lo scontro fu violentissimo e i fascisti si difesero con la massima energia e:

  "i partigiani visto che non potevano entrare, dopo alcune ore tolsero l'assedio."(50)

  Ma in genere, tutta la storiografia partigiana parla di questo scontro, come al solito, in modo enfatico ed esagerato. Le perdite partigiane si sarebbero limitate a uno, tre feriti lievi, mentre le perdite fasciste vengono valutate altissime: una prima valutazione di 40 morti fascisti e di 70 feriti gravi, fatta  in un diario resistenziale viene considerata, in un altra versione della storiografia antifascista, priva di fondamento(51), mentre si accetta e si dà per certa l'uccisione di 10-12  fascisti e 20-25 feriti gravi. Altre fonti non riportano il numero dei caduti, limitandosi, solamente, a sottolineare che furono inflitte perdite notevoli al nemico.(52)

In realtà da parte fascista, non risulta che in quel combattimento, per quanto aspro e violento, sia stata segnalata la morte di militi o di graduati della Brigata Nera.

Sulla Via Vignolese, viene attaccato un autocarro tedesco e tre militari tedeschi vengono uccisi(53). Anche questa notizia non trova conferma in altri testi e inoltre non si trova traccia di rappresaglia tedesca che in genere veniva effettuata dopo episodi di questo tipo.

A Pavullo, in seguito al terribile bombardamento aereo, rimangono uccisi, tra i tanti civili, anche due militi della GNR del centro frignanese, si trattava del milite di trentacinque anni:

LINARI PIETRO(54),

e del giovane di ventisette anni:

SALVADORI ARTEMIO(55).

Altri due militari della RSI, restano uccisi, in località imprecisata, mentre cercavano di disinnescare una bomba inesplosa: si trattava del sergente maggiore di trentatré anni:

RIBALDO ANTONIO(56),

e del giovane soldato di ventiquattro anni:

MUNARINI ENZO(57).

 

 Torna all’inizio

 Pippo”

 MARTEDI 27 FEBBRAIO 1945

  A Modena, il solito bombardiere notturno, "Pippo", che ultimamente è stato mitizzato dal regista italiano Pupi Avati, compie una delle sue solite incursione

Questo signore ha scritto che i piloti di questi aerei, a quel tempo, facevano palpitare il cuore di tutte le donne italiane del Nord che altro non aspettavano, secondo il novello favoliere, se non l'atterraggio di uno di questi eroi alla Clark Gable, per poter essere conquistate(64). L'eroico aviatore arriva su Modena alle ore 21 e lascia, invece, cadere un grappolo di bombe nella zona di Via Prampolini.(65)

Sotto questo improvviso, quanto irrazionale bombardamento, perdono la vita: Carla Monzani, una ragazza di venti anni ed i Prof. Giovanni Allesina, mentre la moglie di questi, Maria Teresa Tavernari ed il figlio Angiolo, rimarranno gravemente feriti; altre tre giovani donne, Elide Morselli, di 19 anni, Adriana Bolognini di 29 anni e Delia Monzani di ventuno anni, porteranno, per sempre nelle loro carni il ricordo delle schegge delle bombe lanciate dall’"eroico" pilota americano.(66)

E' veramente avvilente che a tanti anni di distanza da quei tempi, un uomo della cultura italiana di oggi si possa servire dei "mass media" per distorcere la realtà, raccontando, in chiave psicanalitica, gli amori consci o inconsci delle donne italiane di allora.

Ben altri problemi dovevano affrontare, quotidianamente, le donne e di sicuro quei cuori palpitavano per i loro uomini, padri, fratelli, fidanzati, sposi che al fronte, o nei campi di prigionia o sul fronte interno e da entrambe le parti in lotta, erano coinvolti in quell'orrendo massacro. Ma chissà da quali meandri della psicologia "resistenziale" escono tali invenzioni: che a cinque anni, quale era l’età del bambino Avati, si potessero avere tali "visioni" è possibile, ma non sono assolutamente realistici una volta raggiunta la maggiore età avendo, in teoria, i mezzi per confrontare realtà con immaginazione.

Secondo certa storiografia partigiana, in questo giorno(67), elementi dei gruppi Sap, del distaccamento Casalgrandi attaccano una pattuglia tedesca, uccidendone venti e ferendone altri dieci. In un altro attacco ad un autocarro carico di truppa, avrebbero ucciso cinque militi germanici ferendone altri sei.

Dove si siano svolti questi due episodi non è precisato e tutto lascia credere, come abbiamo già avuto modo di constatare, che siano le solite "boutade" propagandistiche, ma che però in una storia compilata a distanza di tempo e con possibilità di affrontare l’obiettività storica con maggior precisione, non dovrebbero trovare posto.

Purtroppo, invece, ben più aderente alla verità è un altro episodio verificatosi a San Giacomo Roncole. Durante un azione "gappista" un gruppo di partigiani entra in un edificio, ma dopo brevissimo tempo vengono circondati da un reparto tedesco; si scatenò un aspro combattimento, un gappista venne ucciso ed altri quattro, piuttosto che arrendersi, si suicidarono.(68)

 Torna all’inizio

E mail:             civileguerra@xoom.it